A vegan way

Di Marino Mariani

Fiabesca veduta della Cornell University

Fiabesca veduta della Cornell University

Ragazze "lattuga" presidiano le Università (PeTa)

Ragazze “lattuga” presidiano le Università (PeTa)

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Molti anni fa vidi alla TV un documentario realizzato dall’Università di Parma sui labirinti intesi a misurare l’abilità di certi animaletti (criceti, mi par di ricordare) di individuare e memorizzare il giusto percorso, nonché le operazioni “intelligenti” da espletare, per giungere al premio finale, costituito da un’abbuffata di leccornìe. Tutto procedeva nel migliore dei modi: dopo vari tentativi iniziali, gli animaletti individuavano il giusto percorso (ed i trucchi per aprire i passaggi) e lo ripetevano con sicurezza. Ma questo era solo il prologo idilliaco dell’esperimento, il quale consisteva nell’immettere ogni giorno nel labirinto un nuovo ospite, finché la popolazione residente, inizialmente assai rarefatta, cominciò a diventare numerosa, dando luogo a litigi, contestazioni e colluttazioni, e finché non si giunse ad una densità limite, in cui gli animaletti si scagliavano a prima vista l’uno contro l’altro e si sbranavano a vicenda. Ai miei tempi, per fare una guerra era consuetudine effettuare uno scambio di note diplomatiche, inviare un ultimatum, creare il casus belli ed emettere infine la dichiarazione vera e propria dello stato di belligeranza. Battaglioni e regimenti sfilavano per le città tra due ali festanti di popolo, che li accompagnavano alla stazione per salutare la partenza della tradotta, o al porto per vederli imbarcati sul bastimento. La guerra si svolgeva al fronte, e nelle città non investite direttamente dai combattimenti, regnava, in un certo senso, la pace. Non parlo dei secoli passati, ma di episodi vissuti durante la mia infanzia, durante la mia adolescenza, durante la mia giovinezza: quando finì la 2a Guerra Mondiale avevo 16 anni. A quel tempo un conflitto scoppiava, e le popolazioni vi partecipavano, per ben determinati motivi e con precise finalità, che poi magari venivano disattese, ma sussisteva comunque la necessità di esporre sempre e comunque determinate ragioni.Tutto questo per rilevare che oggi lo stato di conflittualità si verifica come

Campus della Cornell University

Campus della Cornell University

fenomeno spontaneo, irrefrenabile e irreversibile. Non so se i giovani di oggi sognano la pace, ma per gli anziani la pace è la struggente reminiscenza della loro giovinezza. Più che da visioni geo-politiche, ora le guerre sembrano sorgere dall’odio e dall’insofferenza: ci si ammazza senza motivi apparenti. La conflittualità non è più una prerogativa degli eserciti e dei loro generali, e tantomeno rimane confinata sui fronti di battaglia, ma è diventata una fibrillazione collettiva, che non risparmia nessuna plaga della società. Ci si ammazza per qualsiasi ragione: per un posteggio, per un telefonino, per un errore arbitrale, per un presunto sgarbo. L’intero genere umano sembra avviato ad un suicidio collettivo. Ed è così, e tutto ciò che si legge sui giornali, si vede alla TV e si discute nelle strade non è altro che un’insignificante frazione della grande, silenziosa morte corale dei milioni di vittime quotidiane del cancro e delle sue consorelle, le cosiddette “malattie del benessere”: cardiopatia, tutti i tipi di diabete, sclerosi multipla…ognuna delle quali frutta alla “lobby”, secondo Umberto Veronesi, 250 mila dollari. Un cespite di lucro al quale non si può rinunciare, che fornisce all’organizzazione sovrabbondanti mezzi per mettere a tacere ogni tentativo di proclamare apertamente la verità. Se un organo di stampa o radio-televisivo osasse andare ad indagare sulla dichiarazione di Umberto Veronesi, rimarrebbe privo di ogni sostegno pubblicitario. Un editore non potrebbe affrontare questo pericolo, tanto meno un giornalista. Ma, mi domando, un ministro non ha le spalle abbastanza coperte da poter avviare un’inchiesta? Per comodità, riprendiamo la dichiarazione di Veronesi:

“La carne è cancerogena… ed è anche causa di quasi tutte le malattie degenerative, eliminatela o limitatene il consumo. Molti mi chiedono il motivo per cui le popolazioni non sono informate su questo, perché i medici non ne parlino e perché l’opinione comune è di tutt’altra realtà. La base è che viene fatta un’informazione errata, dalle università alle riviste medico-scientifiche. I professori nelle università insegnano cose errate sull’argomento alimentazione, gli studenti a loro volta insegneranno non in maniera corretta ai loro futuri alunni o pazienti e così via. Le riviste medico-scientifiche più accreditate sono sul libro paga delle multinazionali farmaceutiche e pubblicano solo ciò che è consentito loro di pubblicare o ciò che è imposto loro dalle suddette multinazionali. Molti medici e ricercatori, sulla base anche di numerose ricerche, per la maggior parte “insabbiate”, sono coscienti degli effetti dannosi del consumo di carne, ma hanno le mani legate. Io, che sono uno scienziato di fama internazionale, posso prendermi il lusso di fare queste affermazioni, se lo facessero loro, probabilmente non lavorerebbero più. L’industria alimentare e le multinazionali farmaceutiche viaggiano di pari passo, l’una ha bisogno dell’altra e queste due entità insieme, generano introiti circa venti volte superiori a tutte le industrie petrolifere del globo messe insieme…potete quindi ben capire che gli interessi economici sono alla base di questa disinformazione. Se tenete conto che ogni malato di cancro negli Stati Uniti fa guadagnare circa 250.000 dollari a suddette multinazionali, capirete che questa disinformazione è voluta ed è volta a farvi ammalare per poi tentare di curarvi”.

Laboratorio d'idraulica alla Cornell University

Laboratorio d’idraulica alla Cornell University

La bomba fatta esplodere dal professor Veronesi era a basso potenziale. Strano comunque il fatto che la notizia non sia rimbalzata sulle varie testate quotidiane e non sia sfociata in un dibattito nazionale, come invece era accaduto quando, nel 1980, Roberto Benigni salutò con l’epiteto di “Wojtilaccio” il nuovo Papa venuto dall’Est, e si scatenò un putiferio, si arrivò sul punto d’incriminarlo, pur essendo evidente che il tono di Benigni era scherzoso. Anzi, addirittura affettuoso. Ma una bomba di ben altro potenziale, è scoppiata con l’uscita del libro “China Study” del professor Colin Campbell e di suo figlio Thomas, in cui gli autori dimostrano al grosso pubblico come il cancro, e la sua corte di malattie del benessere (diabete di entrambi i tipi, le cardiopatie, la sclerosi multipla, l’osteoporosi, il morbo di Alzheimer…) può essere respinto al mittente con la sola alimentazione: basta sbarrare la porta in faccia ad ogni forma di proteina animale (carne, pesce, uova, latte), ed evitare i cibi “raffinati” e comunque soggetti ad elaborazione industriale. Che cosa rimane nella nostra lista delle vivande? Tutto quello che la Natura aveva disposto per l’uomo (per i suoi progenitori) al momento del suo atto costitutivo. Essendo privo di zanne, artigli, zoccoli, rostro, corna, e non avendo una pelle spessa come quella di un pachiderma, quest’omuncolo non poteva competere con nessun rivale. Quindi ritenne più salutare arrampicarsi sugli alberi e quivi stabilire la sua fissa dimora, ben mimetizzato nella verde chioma, che oltre all’alloggio, gli forniva il vitto sotto forma di frutti, germogli e noci: una dieta apparentemente modesta, ma tutt’altro che carente: ricca di vitamine, e nelle noci trovava non solo calorie, ma anche acidi grassi polinsaturi! In queste condizioni il nostro progenitore passò chissà quanti milioni d’anni. Si ritiene (Schmiedel, Leitzmann, Lützner, Heine) che 25 milioni di anni fa, dato il tipo di alimentazione, fu liberato dall’onere, comune a quasi tutti gli animali, di produrre autonomamente, all’interno del proprio organismo, la vitamina C, con un notevole risparmio energetico, a tutto vantaggio, penso, dello sviluppo dell’intelligenza. La tappa successiva è il reperimento delle orme fossili di Laetoli (Tanzania) che si fanno risalire a circa 4 milioni di anni fa, che mostrano la passeggiata di un bipede, simile all’uomo d’adesso. Se a quell’epoca l’uomo poteva liberamente scorrazzare sulla terraferma, è segno che si era liberato dal vincolo arboricolo, che aveva scoperto come utilizzare il fuoco per la cottura dei cibi, procedimento che gli permetteva di rendere commestibili i cereali (grano, riso, avena, orzo…), le leguminose (fagioli, lenticchie, ceci…) e tanti altri cibi che non si trovavano sugli alberi. Fu fatale che con la disponibilità del fuoco, l’uomo cadesse nella voragine del suo peccato originale: non mangiò il pomo dell’albero della sapienza, ma un lembo di carne arrostita, mutuando con ciò una sorta di eredità epigenetica, che gli conferiva tratti tipici degli animali carnivori. I leoni randagi hanno come preda preferita i leoncini figli del capobranco e le leonesse sono costrette a non perdere di vista i loro figli e, a volte, ad ingaggiare mortali combattimenti contro questi predoni sempre in

Natura incontaminata nel campus della Cornell University

Natura incontaminata nel campus della Cornell University

agguato. Le tigri, invece, se affamate, non esitano a divorare i loro tigrotti. Questi caratteri acquisiti fecero sì che l’uomo non si limitasse ad uccidere le prede delle battute di caccia e gli animali d’allevamento, ma cominciasse ad uccidere i propri simili e persino i propri figli, i propri familiari. La storia è un susseguirsi di eventi militari. I maggiori eroi del passato furono come Giulio Cesare, grandi sterminatori: che snaturamento rispetto all’innocuo roditore arboricolo che per milioni e milioni di anni non aveva dato fastidio a nessuno! Con la carne, il pesce, il latte e le uova, l’uomo aveva inserito nella sua alimentazione cibi altamente deperibili che vanno rapidamente in putrefazione, e per questo gli animali carnivori hanno un condotto digestivo assai corto, lungo3 volte il tronco, come tradizionalmente si enuncia, mentre nell’uomo questo rapporto è di 12 volte. Quindi il dotto digestivo dell’uomo è quattro volte più lungo di quello di un animale carnivoro. Non appena l’uomo ingerisce un boccone di carne, s’interrompe la catena del freddo ed è come se una bistecca cruda venisse esposta ai raggi di un sole cocente. Inizia la sua immediata decomposizione con produzione di cadaverina, putrescina ed altri composti il cui nome parla da sé. Ilya Metchnikoff, premio Nobel 1908, affermò che “è la putrefazione alimentare la responsabile delle morti premature, che è causa di tutte le malattie, perché questi veleni, altamente pericolosi, passano dal canale alimentare nella linfa e nel sangue, e da questi sono condotti in tutte le parti del corpo: il fegato, i polmoni, i reni, il cuore e il cervello”. Certa gente (anzi, la grande maggioranza), se viene esortata a “passare al vegetale”, reagisce stizzosamente, e tra costoro si distinguono anche i medici, che non dovrebbero ignorare la legge di Metchnikoff, e quindi sapere che l’alimentazione omnivora in cui, a volte, la componente proteica di origine animale è addirittura preponderante, non si limita a portar mali che infieriscono sul paziente, ma non ha alcun rispetto neanche per i medici, e li confina spesso e volentieri sulla sedia a rotelle, primo passo verso…Ma veniamo alla bomba rappresentata dal libro “China Study” scritto dal dottor Colin Campbell e figlio: il libro ignora completamente la differenza strutturale tra i tratti digestivi dell’uomo e degli animali carnivori. Ignora altresì il fatto, segnalato da Jeremy Rifkin, che la maggior causa dell’opacizzazione dell’atmosfera terrestre e del conseguente “effetto serra” è dovuta agli allevamenti di bovini che, oltre all’anidride carbonica, producono metano e ossidi dell’azoto. Inoltre Campbell non nasconde d’essere nato in una fattoria e che all’alba si alzava per andare a mungere le mucche. Tutto ciò premesso, Colin Campbell ha passato trenta o quarant’anni della sua vita di ricercatore, ha usufruito di finanziamenti di decine e decine di milioni di dollari, ha sperimentato “in vitro, in corpore et populatim”, cioè sugli animaletti da laboratorio, sui pazienti e sulle popolazioni, ed è giunto alla dimostrazione che gli agenti cancerogeni pullulano nell’aria che respiriamo, nei liquidi che beviamo e nei cibi di cui ci nutriamo, ma vengono attivati solo dalle proteine animali che ingeriamo. A dire la verità, io non dovetti attendere l’uscita di China Study per adottare quel tipo di alimentazione che oggi viene chiamato “vegana” Nel 1985, anno in cui avvenne la mia conversione, credevo che la parola “vegetariano” dicesse tutto. Invece, in un viaggio aereo Zurigo-Londra e ritorno, mi furono serviti formaggini dolcetti, pescetti e gamberetti. Quando feci le mie rimostranze all’agenzia viaggi, mi spiegarono che invece di vegetariano dovevo dire vegano. Lì per lì ero reticente ad accettare quella nuova denominazione, ma poi, se volevo che la gente mi capisse, trovai vantaggioso qualificarmi come vegano senza stare tanto a polemizzare. Ma attenzione, se il vegano dei nostri articoli non è tenuto a praticare tutte le liturgie imposte dall’assoluto rispetto per gli animali, così come furono stabilite nel 1944 nell’atto costitutivo della “Vegan Society” da parte di Elsie Shriigley e Donald Watson, va comunque sottolineato che il nostro vegano non solo non assume nessun cibo animale come carne, pesce, selvaggina, latte ed uova, ma

Arrosto di muscolo di grano offerto a Lugano per la festa federale

Arrosto di muscolo di grano offerto a Lugano per la festa federale

rifiuta altresì carboidrati troppo elaborati industrialmente e deprivati di essenziali elementi vitali come la farina bianca, il riso bianco, lo zucchero…Ebbene, con un’alimentazione di questo tipo, secondo i risultati di “China Study”, il nostro vegano non corre alcun pericolo di attivare gli agenti cancerogeni preterintenzionalmente assorbiti, e dovrebbe raggiungere la più tarda età in piena serenità, rimanendo in possesso delle sue capacità fisiche e della piena lucidità mentale. Avevo un compagno di scuola che divenne capo redattore di un quotidiano romano, che m’invitava a partecipare alle sue conferenze e tavole rotonde, mi faceva parlare cercando di convincermi a diventare giornalista, e poi concludeva il simposio evocando il giorno in cui tutti i giornali del mondo sarebbero usciti con lo stesso titolo su nove colonne: “Il cancro è vinto!”. Ebbene, in virtù degli strepitosi risultati annunciati in “China Studi”, il libro si sta facendo prepotentemente strada presso il grosso pubblico di tutto il mondo, ma le istituzioni ufficiali tacciono come se niente fosse avvenuto. Come abbiamo riportato le flebili allusioni di Umberto Veronesi, ecco le accuse ben più dettagliate rese pubbliche da Colin Campbell:

La ricerca e la medicina accademica non fanno che eseguire le direttive dell’industria farmaceutica. Questo accade perché le case farmaceutiche, e non i ricercatori, stabiliscono l’impianto della ricerca, il che permette loro di “addomesticare” lo studio: i ricercatori hanno un interesse finanziario diretto nella società farmaceutica il cui prodotto stanno studiando; la casa farmaceutica è responsabile di raccogliere e confrontare i dati grezzi e poi permette ai ricercatori di prenderne visione solo in maniera selettiva; la casa farmaceutica mantiene il diritto di veto relativo alla pubblicazione o meno dei risultati e detiene i diritti editoriali su qualunque pubblicazione scientifica risultante dalla ricerca; la casa farmaceutica ingaggia un’azienda di comunicazione e le affida la stesura dell’articolo scientifico, e poi trova ricercatori disposti ad apporre il proprio nome in qualità di autori dell’articolo a redazione ultimata…Le più prestigiose riviste scientifiche sono diventate poco più che veicoli di marketing per le case farmaceutiche: la loro fonte principale di reddito è la pubblicità dei farmaci. Questa pubblicità non viene adeguatamente controllata dalla rivista e le aziende spesso fanno affermazioni fuorvianti sui farmaci di loro produzione. Ma, ciò che forse è più sconcertante, la maggior parte della ricerca clinica sperimentale riportata dalle riviste è sovvenzionata dalle aziende farmaceutiche e gli interessi finanziari dei ricercatori coinvolti non sono pienamente riconosciuti. (mia traduzione dall’originale americano)

Che cosa possiamo concludere? È mai possibile che gli alieni siano già tra noi e che, assunte le nostre stesse sembianze, si siano impadroniti delle leve del potere in tutto il mondo e ci guidino all’autodistruzione mediante gli assassini, le guerre e le guerriglie e, soprattutto, attraverso un calvario di atroci sofferenze, di degradazioni fisiche e intellettuali, all’estinzione dell’intero genere a causa del cancro e di tutto il suo corteggio di malattie del benessere? Il muro del silenzio da parte delle istituzioni non frena l’armata dei vegani che si arricchisce, ogni giorno che passa, di migliaia e migliaia di nuove reclute, ma crea disappunto nei benpensanti ed incoraggia i denigratori, molti dei quali, già a prima vista, si rivelano come prezzolati, altri, invece, appaiono sinceramente scombussolati, e magari anche indignati per ogni ingerenza nella loro libera scelta d’alimentazione. A questo punto sarà bene mettere a fuoco la figura del dottor Colin Campbell.

Gamberetti vegani (Taiwan)

Gamberetti vegani (Taiwan)

Thomas Colin Campbell
Costui sta focalizzando su di sé l’attenzione del mondo intero, e se il Premio Nobel venisse attribuito per suffragio popolare, la sua elezione sarebbe plebiscitaria. Ovviamente anche le opposizioni non mancano, ma anche qui i grossi calibri (o alti papaveri) preferiscono il silenzio e lasciano sbrigliarsi i fanatici dei blog online, che lo dipingono come il classico piccolo medico di campagna, barricato nel suo laboratorio ricavato nel sottoscala di una casetta a schiera di periferia, dal quale propala a tutto il mondo le sue miracolose scoperte come il siero Bonifacio o la cura Di Bella. In realtà, Colin Campbell la sua quarantina d’anni di ricercatore l’ha passata in seno della sua Alma Mater, la Cornell University fondata il 27 aprile 1865 (cinque anni prima che Roma diventasse la capitale d’Italia e Tokyo la capitale del Giappone) nella città di Ithaca (Stato di New York). La quale Università non è la prima, né la seconda e neanche la terza nella tradizionale classifica semi ufficiale di 1.200 Atenei del mondo, ma pone se stessa al sesto livello nella scala della “reputazione”, e, finora, ha laureato 45 (quarantacinque) Premi Nobel, più del doppio di quanti ne abbia guadagnati, in tutto il tempo, l’Italia: solo 20 (venti).
La maggior parte dei Premi Nobel conquistati dalla Cornell sono quelli per la Fisica, seguiti da quelli guadagnati nella Chimica, e questa vocazione fortemente scientifica rende credibili gli studi, le ricerche e le sperimentazioni prodotte nel campo della medicina e dell’alimentazione. The China Study di Colin Campbell è in effetti un capolavoro di chiarezza, sistematicità e rigore, pur essendo semplicemente un libro dedicato al grosso pubblico.
Ma, oltre alla quarantina d’anni passati nei laboratori della Cornell University, di cui è attualmente professore emerito, Colin Campbell può vantare anche il titolo di ricercatore associato al Massachusetts Institute of Technology, sì, proprio al MIT, l’Università che nel campo della ricerca tecnico-scientifica è prima al mondo. Inoltre, durante i lavori dello Studio Cinese vero e proprio, Colin Campbell si trovò a presiedere un gruppo anglo-cino-americano, potendo contare sulla collaborazione del dott. Richard Peto, epidemiologo dell’Università di Oxford. Senza contare l’oceanico contributo fornito dall’Accademia delle Scienze Cinese. È difficile trovare uno scienziato più qualificato e più attendibile di Campbell, tant’è vero che nessuna università mondiale ha portato attacchi e contestazioni alla sua opera. Le autorità ufficiali di ogni paese l’hanno ignorato, saggiamente, ben sapendo che l’intellighenzia di tutto il mondo si sarebbe schierata a favore di Campbell. Sì, mi sembra proprio di aver capito le ragioni dell’assoluta reticenza, da parte delle autorità ufficiali, ad aprire un’inchiesta sull’eventuale connivenza tra case farmaceutiche, industrie alimentari, cliniche ed enti ospedalieri ed il governo, lo stato e gli organi d’informazione. Il China Study era stato annunciato, con poca convinzione, come un best seller mondiale, ora lo è diventato veramente: lo si vede pubblicizzato ed osannato in ogni luogo, ed attorno al libro primigenio sta fiorendo una vera e propria costellazione di libri inerenti all’alimentazione vegetale. Lui è presente, contemporaneamente, in ogni parte del mondo, invitato a predicare il suo verbo presso un pubblico sempre crescente di studiosi e curiosi. cioè ansiosi di sapere.

Piatto  vegano PeTa per mense e caffetterie universitarie

Piatto vegano PeTa per mense e caffetterie universitarie

Onda vegana
Ma a prescindere dal dibattito sui principi generali, un inaspettato fenomeno di dimensioni planetarie si sta verificando: su internet stanno affluendo intere popolazioni…di esseri umani che ricercano e pubblicano ricette vegane senza neanche dichiararsi ufficialmente vegani, senza impegolarsi nell’interdipendenza tra l’alimentazione ed il cancro, ma per il gusto, per la curiosità e per il piacere di provare una nuova alimentazione che viene intuita come innocente, sana e libera da peccato. La spinta predominante è costituita, ovviamente, dalla pietà verso gli animali, ed io stesso, quando nel corso di una notte di mezza estate del 1985 decisi all’improvviso di passare all’alimentazione totalmente vegetale, fui spinto da questo impulso sentimentale. La mattina successiva corsi al frigorifero, ne trassi la brocca di latte gelato, con cui abitualmente aprivo la nuova giornata, e la vuotai nel lavandino: il primo passo avanti era fatto, e nel prosieguo della mia vita non ne ho mai fatto uno indietro. Comunque, quello che spiccai, non era un salto nel buio: da molti anni, a seguito dei miei continui viaggi in Giappone, ed a quelli di mia moglie, entrambi eravamo rimasti completamente conquistati dalla cucina giapponese, e non solo dall’alta cucina del Sushi e del Tempura, ma anche da quella, più casalinga ma più salutare, di George e Lima Ohsawa, detta Macrobiotica, resa poi famosa in tutto il mondo da Michio Kushi, un vero apostolo della sana alimentazione. In virtù della sua predicazione, in tutto il mondo divennero popolari il tofu, il miso, la salsa di soia, il tè bancha, i germogli fatti in casa e tanti ingredienti diventati sinonimi di moderna cucina salutare giapponese. Ma sia come sia, vediamo che cosa sta succedendo, su internet, in tema di alimentazione: il numero dei siti è impressionante, ma più del numero è impressionante la goliardia, il cameratismo, la disinvoltura di chi spiega e di chi chiede spiegazioni. Niente birignao. Niente direttori o presidenti di consorzi lattiero-caseari e salumifici, e, soprattutto, niente nutrizionisti patentati. Quanto a medici, oncologi e professori universitari, la loro presenza non è segnalata e nessuno si accorge della loro mancanza. Anzi, qualcuno ha avanzato l’ipotesi che la loro assenza potesse essere la causa prima di queste frizzanti folate di ottimismo in tempi in cui la tendenza prevalente è quella orientata verso il pessimismo. Francamente, dalla fine della 2a Guerra Mondiale (1945), è la prima volta che vedo, che sento un moto spontaneo popolare, molto femminile, senza cortei, senza minacciose ingiunzioni, dalle infinite connotazioni ma saldamente unificato dall’istanza ultimativa: “Cruelty-Free”, senza violenza, senza crudeltà verso gli animali e senza ostilità verso il resto del genere umano. Le ricette vengono annunciate come vegane, vegetariane o senza specificazioni ma sono tutte buone: quando qualcuna di queste annuncia, tra gli ingredienti, per esempio, la mozzarella, la maionese o, addirittura, i gamberetti, ad un paio di click di distanza altri siti spiegano come si fanno la mozzarella vegana, la maionese vegana e persino i gamberetti vegani. Se poi s’imposta la ricerca su “ricette vegane”, tra i siti che appaiono uno vale per tutti: “Vegan3000.info – Oltre 1700 Ricette Vegan, informazioni e…”. Quello che emerge da questi siti è che la gente sta adottando in massa il veganesimo non come rinuncia e sacrificio, ma come un inaspettato ampliamento della propria arte culinaria. L’abile uso di nuove farine di cereali, leguminose ed esotiche radici, in unione con la facile estrazione casalinga di succhi vegetali in grado di sostituire favorevolmente l’uso del latte di mucca, il veleno numero uno del genere umano, il tutto supportato dall’oceanica utilizzazione di spezie genuine in sostituzione dei cosiddetti “aromi naturali” di pericolosissima natura chimica, hanno consentito la creazione di esilaranti nuovi alimenti, nuovi piatti di cui il più rivoluzionario è senz’altro quello, il cui scopritore,

Piatto vegano dello Stereo-Café di Monaco di Baviera

Piatto vegano dello Stereo-Café di Monaco di Baviera

Enzo Marascio, commercialista calabrese affetto da preteriti disturbi metabolici, battezzò col nome di “Muscolo di Grano”. Infatti, a seguito di un suo esperimento di miscelazione tra glutine di grano ed una farina di leguminose “andato a male” e riposto in un angolo, in attesa di essere gettato via, si accorse che il suo preparato aveva sviluppato certe striature ed una tenacità del tutto simile a quelle della carne propriamente detta. Rispetto a tutti gli esperimenti compiuti in tutti i tempi ed in tutte le parti del mondo alla ricerca di un surrogato della carne, il prodotto di Enzo Marascio, oltre a presentare una maggiore completezza composizionale, aveva “muscoli, pelle e cotenna”, e ciò consentiva di produrre quegli arrosti con la crosta e con la capacità di emanare quel profumo irresistibile all’olfatto di chi lo percepisce di lontano. Chi, oltre a possedere una Bibbia, l’ha anche letta, sa che il “Signore”, andando in visita ai figli di Adamo, pur arrivato nelle vicinanze della casa di Caino, l’agricoltore e preparatore di minestrine al farro, deviava verso la casa di Abele, allevatore di bestiame e cacciatore, da cui promanava l’aroma di un abbacchietto alla brace. Da qui la tragedia della gelosia che trasformò Caino nell’uccisore di suo fratello Abele. La carne arrostita è stata la droga, il fattore determinante di tutta la storia dai tempi biblici fino ai nostri giorni, ed il fatto di poterla produrre mediante vegetali invece che con l’abbattimento degli animali, dà al genere umano l’opportunità di riscattarsi dalla fama di macellaio cosmico, ed al nostro pianeta quella di mattatoio del sistema solare.

Vegan Universities
Come studente, dopo una partenza a razzo che mi faceva sperare nel rapido conseguimento della laurea, m’imbattei in una serie interminabile di traversie che dovetti affrontare con grande pazienza e sopportazione, che rallentarono il mio cammino, che mi portarono a profonde riflessioni sul significato e sulle finalità di una missione nella vita, e che non m’impedirono d’incontrare un’occasione d’oro che non mi lasciai sfuggire. Eravamo nel periodo storico contrassegnato dal “maccartismo”, la maniacale caccia, in America, alle presunte streghe dello spionaggio atomico a favore della Russia, e ad ogni forma di “antiamericanismo” rappresentata dal minimo accenno di filocomunismo. L’Italia, paese sconfitto nella 2a Guerra Mondiale ed ospite del più forte Partito Comunista europeo, era un sorvegliato speciale, ed ogni ricerca nel settore atomico c’era ferreamente preclusa. Ben diverse le prospettive nella vicina Confederazione Elvetica: nel 1956 le maggiori industrie svizzere Brown Boveri di Baden e la Gebrüder Sulzer di Winterthur stabilirono un accordo con la Nordostschweizerische Kraftwerke AG (Società per Azioni Impianti Energetici della Svizzera Nord Orientale, in breve: NOK) per l’allestimento di un progetto di reattore nucleare, inizialmente destinato a Würenlingen, localita prossima a Beznau. Ed io, che l’anno precedente mi ero sposato a Roma con una bionda quadrilingue di Winterthur, ero andato ad abitare nella sua casa paterna proprio a Winterthur! E quindi, accompagnato da lei, mi presentai alla Sulzer, in particolare al cospetto del Dott. Peter Sulzer, uno dei proprietari e capo dell’Atom Gruppe, che subito mi assunse, sicuro di aver messo le mani sul naturale successore di Enrico Fermi. Inizialmente facevo un lavoro interessantissimo: quello di studiare attentamente i fascicoli del Progetto Manhattan che ci erano pervenuti dall’America per l’analisi spettroscopica veloce di vari elementi strategici e cercare di applicare quelle istruzioni. A tal uopo mi avvalevo di uno spettroscopio automatico Honeywell che occupava un grande salone e serviva non

Arrosto vegano alla farina di riso glutenfree per celiaci. (Stefy. blog)

Arrosto vegano alla farina di riso glutenfree per celiaci. (Stefy. blog)

solo ai miei esperimenti, ma anche a tutte le fonderie dell’enorme stabilimento. Mi si stringeva il cuore a pensare al vecchio spettroscopio Adams su cui avevo fatto le mie esercitazioni all’Istituto di Fisica dell’Università di Roma. Ma poi fui “promosso” ad un gruppo teorico, dove dovevo fare interminabili serie di calcoli su una calcolatrice meccanica perché i computer ancora non esistevano. Questa seconda parte della mia carriera di scienziato atomico fu meno ricca di eventi e lasciava più spazio allo studio della teoria. Comunque, dopo qualche mese, il progetto era terminato e veniva passato all’esame parlamentare, dove restò per una decina d’anni ma poi venne realizzato in soli quattr’anni di lavori. Approfittai di questa interruzione per tornare a Roma a completare il mio curriculum universitario. Mi accolse una realtà cui non ero preparato e che ora, con occhi nuovi, mi appariva raccapricciante come la radiografia di un malato di cancro. L’Istituto di Fisica “Guglielmo Marconi”, il monumento dedicato allo scienziato più popolare del mondo, che aveva raccolto i segnali del Titanic che affondava e l’SOS dei superstiti della spedizione polare di Umberto Nobile, che aveva diffuso in tutte le case la voce di Caruso ed i concerti di Toscanini, era triste e malandato: infissi sgangherati, vetri rotti, corridoi maleodoranti percorsi da individui estranei all’attività accademica; professori che trovavano le aule occupate da comizi improvvisati e studenti radunati a proclamare con i loro megafoni scioperi ad oltranza. Fino ad alcuni giorni prima ero in forza nel Paradiso Terrestre, una fabbrica modernissima superbamente attrezzata, lucente e vibrante di sorridente cameratismo, con i corridoi percorsi dalle fanciulline apprendiste che venivano a servire il tè in ogni stanza. M’imposi un lungo periodo di riflessione, ma poi furono gli stessi miei colleghi a convincermi di non sprecare l’occasione e, di slancio, mi rispedirono al mittente, accompagnandomi alla stazione, passandomi il bagaglio dal finestrino, avendo verificato che il mio passaporto fosse in ordine e, quando il treno si mosse, mi salutarono sventolando i fazzoletti. Quando fu pubblicato il China Study di Colin Campbell, mi venne naturale e spontaneo chiamare “Vegan Universities” gli atenei che avevano collaborato a quelle ricerche e che, con il loro prestigio, avevano reso incontestabili i risultati raggiunti. Si trattava della Cornell University, del Massachusetts Institute of Technology (MIT) e della leggendaria Oxford University inglese. Campbell aveva stabilito che un’alimentazione puramente vegetale disattivava gli agenti cancerogeni inevitabilmente presenti nell’aria, nell’acqua e nei cibi che assumiamo. C’è qualche cosa di vero in tale dichiarazione? Le tre Università che avevano collaborato, ovviamente, costituivano il compatto fronte del sì, mentre le Università avversarie…non esistevano!!! Se pensiamo alle storiche battaglie tra Atenei in tema di epigenesi e preformismo con Buffon contro Lamarck, Michurin contro Lysenko, tra evoluzionisti e creazionisti con Darwin contro tutti, per non parlare di temi fondamentalmente religiosi, ebbene, questa volta in cui il tema è nientemeno che la lotta al cancro, la disputa non è esplosa: implicitamente il veganesimo è ritenuto giusto, ancorché (ovviamente) senza la coercizione a praticarlo. E chiuderò quest’articolo segnalando l’attività dell’associazione americana PeTa: People for the Ethical Treatement of Animals, fondata nel marzo 1980 da Ingrid Newkirk a Norfolk (Virginia), che conta tre milioni di membri, e si distingue per il massiccio proselitismo svolto nel cuore delle Università americane. Ed a tal punto PeTa è radicata in ogni istituto che 1.460 college hanno partecipato, nel 2015, alla seconda edizione della PeTa “Vegan-Friendly College Contest”. Gli istituti furono divisi in due categorie: “LARGE US Schools” e “SMALL US Schools”, vale a dire in Università grandi e piccole e gli studenti furono invitati a votare il loro grado di

Frittelle vegane ebraiche (Latkes) cotte al forno (Betty Crocker)

Frittelle vegane ebraiche (Latkes) cotte al forno (Betty Crocker)

apprezzamento per le misure prese dal loro istituto a favore dell’alimentazione vegana. Alla finale delle grandi parteciparono le seguenti 16 Università:

Yale University, Arizona State University, University of Rochester, University of Pennsylvania, Kent State University, Duke University, University of Florida, University of South Florida, Ohio University, University of Illinois, UT Austin, University of North Texas, University of Colorado-Boulder, Stanford University, UC Davis, University of California San Diego.

La finalissima vide la University of Illinois contro la Stanford University e la vittoria andò alla Stanford, che, assieme alla Harward e al MIT, tradizionalmente si disputa il posto di prima Università del mondo. Stanford è la scuola che ha visto la carriera universitaria della negretta prodigio Condoleezza Rice, la fanciulla che doveva chiamarsi “Con Dolcezza”, ma la madre, all’anagrafe, per ragioni di pronuncia, preferì ripiegare sull’attuale dizione. Condoleezza volando percorse tutti i gradi accademici, da matricola a Rettore, fu nominata da Bush Segretaria di Stato, e tutti pensavano che si sarebbe candidata alla Presidenza degli Stati Uniti, ma ciò non avvenne. D’altra parte, Condoleezza è ancora giovane e bella, e quello che non ha fatto forse lo farà. L’altra finale, quella delle piccole Università, è stata disputata tra la Wesleyan University di Middletown ed il vittorioso Oberlin College dell’Ohio, fondato nel 1833, noto per essere stata la prima istituzione americana d’istruzione superiore ad ammettere regolarmente le donne e i negri.

Conclusioni
L’“Intellighentia Mundi”, la parte intellettiva del sistema che esprime il bisogno fondamentale di conoscenza da parte dell’uomo, per sentenza espressa da 2.000 Università di tutto il mondo, accetta le tesi espresse da Colin Campbell in “China Study” e le trascrive nei propri libroni. Ma “la conoscenza obbliga”, e le istituzioni sono ora “colpevoli di non sapere”. Quel libro oramai è stato letto da milioni di persone in tutto il mondo e la sua ignoranza da parte dei governi e delle istituzioni è un delitto contro l’umanità e contro l’integrità del Pianeta che, da Paradiso orbitante attorno al Sole è sul punto di trasformarsi in un’anabiotica scheggia infernale. Il carnivorismo non può più essere considerato come una democratica libera scelta alimentare, perché gli allevamenti intensivi sono la massima causa dell’opacizzazione dell’atmosfera e la Terra non riesce più a smaltire nell’etere il surplus di energia radiante che riceve dal Sole. Questo surplus, che aumenta ed ingigantisce di minuto in minuto, rimane imprigionato tra il suolo e la coltre dei gas serra scatenandosi nell’atmosfera con eventi inconsulti quali uragani, inondazioni, bombe d’acqua, scioglimento dei ghiacci, inaridimento e lisciviazione dei terreni deforestificati. Tra poco tempo il denaro pubblico nelle casse dello stato non basterà più a riparare i danni, ed i sindaci che chiedono aiuto, sappiano che l’anno prossimo sarà peggiore. Il mondo non può permettersi nessuna ulteriore perdita di tempo per decretare l’abolizione degli allevamenti. Per decretare l’abolizione (nominale) dello schiavismo gli USA affrontarono tra il 1860 e il 1865 una guerra civile che costò 600.000 morti, la più alta perdita in guerra di tutta la storia degli USA, che nel corso della 2a Guerra Mondiale persero 417.000 vittime. I superstiti dei campi di sterminio raccontano che periodicamente venivano sorvolati ad alta quota da formazione di migliaia e migliaia di Flying Fortress e di Liberators, e dai caccia Mustang che bonificavano il suolo a volo radente, ed essi pregavano che queste immani forze aeree bombardassero i loro campi, in modo da riconquistare la liberta nella fuga o nella morte. Io penso che il bombardamento degli allevamenti invece che dei barconi di profughi vada preso in seria considerazione dagli stati e dai gruppi animalisti. Il nostro pianeta ha perso la levità, il sorriso e gli iridescenti semitoni con cui eravamo accolti noi, i bambini degli anni venti e degli anni trenta. Chi l’ha studiata in quarta elementare, non dimenticherà mai questa poesiola di Angelo Silvio Novaro. (Segue)

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