Papa Francesco: “A me che importa?”

Di Marino Mariani

Sua Santità papa Francesc0

Sua Santità papa Francesco

Quando alla televisione assistetti alla proclamazione di Papa Francesco, ebbi un tuffo al cuore: dalle sue prime parole sembrava la reincarnazione di Papa Luciani, il Papa affabile, il Papa “Ciuffettino”, colui che dava l’impressione che al soglio pontificale avessero eletto un nostro zio, quello le cui visite ci galvanizzavano quando eravamo fanciulli. Che traeva dalla sua valigia tutti i doni che aspettavamo con maggior ansia: trottole, coltellini, soldatini, aeroplanetti, libri di viaggi e avventure riccamente illustrati… Un altro tuffo al cuore l’ho provato quando ho constatato che, per la prima volta nel corso della mia vita, avevano eletto un papa più giovane di me. Di ben sette anni. Se fossimo nati nella stessa famiglia, io sarei il fratello maggiore, e l’avrei dovuto aiutare, proteggere, consigliare…cosa che comunque sarei pronto a fare, se se ne presentasse l’occasione. Ed infine continui tuffi al cuore ogni volta che apre bocca su temi scottanti, ignorando che la Chiesa ha già una posizione ufficiale su di essi in quanto oggetto della narrazione biblica. Ufficialmente, la letteratura su cui si basa il Cristianesimo, è costituita dalla Sacra Bibbia, composta dal Vecchio Testamento, cioè dalla Bibbia Ebraica propriamente detta, e dal Nuovo Testamento, cioè dai vangeli dei quattro Apostoli Luca, Matteo, Marco e Giovanni. Le sacre scritture del Cristianesimo si completano con gli Atti degli Apostoli e col Catechismo della Dottrina. Io rimango sgomento quando sento Papa Francesco esprimere pareri, spesso e volentieri in contrasto con tali scritture o, addirittura, apparentemente travisandole. A me sembra che l’interpretazione satanica, da parte di Papa Francesco, nell’Omelia del 13 settembre nel Sacrario Militare di Redipuglia, della figura biblica di Caino richieda precisazioni e chiarimenti, perché in contrasto con le Scritture. Riportiamo integralmente il contenuto della cerimonia di Redipuglia tanto nel video, quanto nel testo ufficiale diffuso dalla Libreria Editrice Vaticana:

La Bibbia di Gerusalemme

La Bibbia di Gerusalemme

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.Dopo aver contemplato la bellezza del paesaggio di tutta questa zona, dove uomini e donne lavorano portando avanti la loro famiglia, dove i bambini giocano e gli anziani sognano… trovandomi qui, in questo luogo, vicino a questo cimitero, trovo da dire soltanto: la guerra è una follia. Mentre Dio porta avanti la sua creazione, e noi uomini siamo chiamati a collaborare alla sua opera, la guerra distrugge. Distrugge anche ciò che Dio ha creato di più bello: l’essere umano. La guerra stravolge tutto, anche il legame tra i fratelli. La guerra è folle, il suo piano di sviluppo è la distruzione: volersi sviluppare mediante la distruzione!La cupidigia, l’intolleranza, l’ambizione al potere… sono motivi che spingono avanti la decisione bellica, e questi motivi sono spesso giustificati da un’ideologia; ma prima c’è la passione, c’è l’impulso distorto. L’ideologia è una giustificazione, e quando non c’è un’ideologia, c’è la risposta di Caino: “A me che importa?”. «Sono forse io il custode di mio fratello?» (Gen 4,9). La guerra non guarda in faccia a nessuno: vecchi, bambini, mamme, papà… “A me che importa?”.Sopra l’ingresso di questo cimitero, aleggia il motto beffardo della guerra: “A me che importa?”. Tutte queste persone, che riposano qui, avevano i loro progetti, avevano i loro sogni…, ma le loro vite sono state spezzate. Perché? Perché l’umanità ha detto: “A me che importa?”.Anche oggi, dopo il secondo fallimento di un’altra guerra mondiale, forse si può parlare di una terza guerra combattuta “a pezzi”, con crimini, massacri, distruzioni…Ad essere onesti, la prima pagina dei giornali dovrebbe avere come titolo: “A me che importa?”. Caino direbbe: «Sono forse io il custode di mio fratello?». Questo atteggiamento è esattamente l’opposto di quello che ci chiede Gesù nel Vangelo. Abbiamo ascoltato: Lui è nel più piccolo dei fratelli: Lui, il Re, il Giudice del mondo, Lui è l’affamato, l’assetato, il forestiero, l’ammalato, il carcerato… Chi si prende cura del fratello, entra nella gioia del Signore; chi invece non lo fa, chi con le sue omissioni dice: “A me che importa?”, rimane fuori. Qui e nell’altro cimitero ci sono tante vittime. Oggi noi le ricordiamo. C’è il pianto, c’è il lutto, c’è il dolore. E da qui ricordiamo le vittime di tutte le guerre. Anche oggi le vittime sono tante… Come è possibile questo? E’ possibile perché anche oggi dietro le quinte ci sono interessi, piani geopolitici, avidità di denaro e di potere, c’è l’industria delle armi, che sembra essere tanto importante! E questi pianificatori del terrore, questi organizzatori dello scontro, come pure gli imprenditori delle armi, hanno scritto nel cuore: “A me che importa?”. E’ proprio dei saggi riconoscere gli errori, provarne dolore, pentirsi, chiedere perdono e piangere. Con quel “A me che importa?” che hanno nel cuore gli affaristi della guerra, forse guadagnano tanto, ma il loro cuore corrotto ha perso la capacità di piangere. Caino non ha pianto. Non ha potuto piangere. L’ombra di Caino ci ricopre oggi qui, in questo cimitero. Si vede qui. Si vede nella storia che va dal 1914 fino ai nostri giorni. E si vede anche nei nostri giorni. Con cuore di figlio, di fratello, di padre, chiedo a tutti voi e per tutti noi la conversione del cuore: passare da “A me che importa?”, al pianto. Per tutti i caduti della “inutile strage”, per tutte le vittime della follia della guerra, in ogni tempo. Il pianto. Fratelli, l’umanità ha bisogno di piangere, e questa è l’ora del pianto.
© Copyright – Libreria Editrice Vaticana

Tutti coloro che hanno assistito personalmente all’evento, o che l’hanno visto in televisione, o ne abbiano letto i resoconti sui giornali, hanno inteso le espressioni “A me che importa” e «Sono forse io il custode di mio fratello?» entrambe come citazioni bibliche. Io, che la Bibbia l’ho letta, sapevo benissimo che Caino non aveva mai detto “A me che importa”, e per sicurezza sono andato in cerca del testo ufficiale dell’Editrice Vaticana che, correttamente, mette la citazione biblica «Sono forse io il custode di mio fratello?» tra quel tipo di virgolette che in tipografia si chiamano sergenti «… », riportandone anche la provenienza Gen 4,9 (Genesi, capitolo 4, versetto 9), lasciando le usuali virgolette “…” a quel “A me che importa” che il Santo Padre esclama sette volte a titolo personale. Certe altre affermazioni del Santo Padre non sono consentite dal testo biblico (Bibbia di Gerusalemme), che è il seguente:

il Papa nel sacrario militare

il Papa nel sacrario militare

Adamo si unì a Eva sua moglie, la quale concepì e partorì Caino e disse: “Ho acquistato un uomo dal Signore”. Poi partorì ancora suo fratello Abele. Ora Abele era pastore di greggi e Caino lavoratore del suolo. Dopo un certo tempo, Caino offrì frutti del suolo in sacrificio al Signore; anche Abele offrì primogeniti del suo gregge e il loro grasso. Il Signore gradì Abele e la sua offerta, ma non gradì Caino e la sua offerta. Caino ne fu molto irritato e il suo volto era abbattuto. Il Signore disse allora a Caino: “Perché sei irritato e perché è abbattuto il tuo volto? Se agisci bene, non dovrai forse tenerlo alto? Ma se non agisci bene, il peccato è accovacciato alla tua porta; verso di te è il suo istinto, ma tu dòminalo”. Caino disse al fratello Abele: “Andiamo in campagna!”. Mentre erano in campagna, Caino alzò la mano contro il fratello Abele e lo uccise. Allora il Signore disse a Caino: “Dov’è Abele, tuo fratello?”. Egli rispose: “Non lo so. Sono forse il guardiano di mio fratello?”. Riprese: “Che hai fatto? La voce del sangue di tuo fratello grida a me dal suolo! Ora sii maledetto lungi da quel suolo che per opera della tua mano ha bevuto il sangue di tuo fratello. Quando lavorerai il suolo, esso non ti darà più i suoi prodotti: ramingo e fuggiasco sarai sulla terra”. Disse Caino al Signore: “Troppo grande è la mia colpa per ottenere perdono? Ecco, tu mi scacci oggi da questo suolo e io mi dovrò nascondere lontano da te; io sarò ramingo e fuggiasco sulla terra e chiunque mi incontrerà mi potrà uccidere”. Ma il Signore gli disse: “Però chiunque ucciderà Caino subirà la vendetta sette volte!”. Il Signore impose a Caino un segno, perché non lo colpisse chiunque l’avesse incontrato. Caino si allontanò dal Signore e abitò nel paese di Nod, ad oriente di Eden.

Che cosa deve intendere il lettore benpensante? Che Caino, il coltivatore, offeso dalla divina preferenza per il montone arrosto di Abele, in un impeto di rabbia, uccide il proprio fratello. Inizialmente finge di ignorare dove sia andato Abele (“Non lo so. Sono forse il guardiano di mio fratello?”). Ma Dio lo smaschera e lo maledice. Allora Caino chiede perdono (“Troppo grande è la mia colpa per ottenere perdono?”) e si mostra conscio della pena che dovrà affrontare (“Ecco, tu mi scacci da questo suolo ed io mi dovrò nascondere lontano da te; io sarò ramingo e fuggiasco e chiunque mi incontrerà mi potrà uccidere”). Ma il Signore non consente che Caino sia condannato a morte, anzi…(“Però chiunque ucciderà Caino subirà la vendetta sette volte!”) e gli concede un salvacondotto (Il Signore impose a Caino un segno, perché non lo colpisse chiunque l’avesse incontrato). Dopo di che la Bibbia riserva a Caino solo alcune righe per dire che divenne il costruttore della città di Enoch e fa l’elenco di tutta la sua discendenza. Delle duemila pagine dell’Antico Testamento, a mala pena una sola pagina in tutto viene dedicata alla storia di Caino ed Abele, e tale storia non viene minimamente riportata nel Nuovo Testamento, cioè nei quattro Vangeli e negli Atti degli Apostoli. Al contrario, la Chiesa ne fa un protagonista assoluto del male, ed è così solerte nella sua condanna al punto che milioni e milioni di bambini, di tutte le Sacre Scritture conoscono solo la storia di Caino e Abele. Ma il testo biblico è chiaro: il Signore riconosce che Caino ha ucciso in un attimo di follia, senza essere di natura malvagia e, all’atto pratico, lo assolve. Quando Papa Francesco afferma che: “Caino non ha pianto. Caino non poteva piangere. L’ombra di Caino…” va contro il racconto biblico, secondo il quale è più che probabile che, invocando il perdono, Caino abbia pianto amaramente.