Il Cancro e le Mummie

Di Marino Mariani

Nefertiti

Nefertiti, la regina più bella di ogni tempo (Neues Museum, Berllin)

Il cancro appartiene a quella famiglia di malanni che ormai vengono universalmente chiamati: ”le malattie del progresso”, con le varianti di “civilizzazione, occidentalizzazione, benessere, ricchezza, abbondanza, sovrabbondanza…”, ma che sarebbe più giusto chiamare col loro vero nome: ”malattie della sovralimentazione”. In tale categoria il cancro si trova in compagnia delle malattie cardio-vascolari, del diabete, delle cosiddette malattie autoimmuni, della sclerosi multipla e di tante altre che citeremo nel corso del tempo. Io, tutte queste malattie apparentate tra loro, quando non c’è bisogno di maggiori precisazioni, le chiamo “il cancro”, perché questo è il male che suscita maggior angoscia e terrore per l’estrema sofferenza del paziente e dei suoi cari che lo vedono, giorno per giorno, rapito, consunto e divorato dal male, senza potergli dare maggior aiuto delle loro più fervide preghiere e dei voti, dei fioretti, delle rinunce e dei sacrifici segretamente formulati nella speranza che il miracolo avvenga. Che il cancro non sia una maledizione divina, un perpetuo incubo genetico, ma solo un recente sottoprodotto dell’evoluzione umana, non tutti sono disposti a crederlo, e sostengono che il cancro è sempre esistito, ma che nel passato l’uomo non aveva gli strumenti capaci di diagnosticarlo. Io, invece, ne sono stato immediatamente convinto non appena ebbi l’occasione di constatare che mali come l’osteoporosi, e lo stesso cancro, oggi tanto diffusi e, in un certo senso “popolari”, al tempo della mia nascita (1929) erano rari ed avvolti in una nebbia di mistero. Il cancro, di regola, non veniva nominato ed era vagamente evocato come “un male incurabile”, mentre l’osteoporosi, addirittura come vocabolo, era totalmente sconosciuta. In compenso, attualmente, il perentorio invito delle autorità mediche e l’ossessiva pressione dei mezzi di comunicazione verso il consumo di cibi “altamente proteici” (carne) e (pseudo)fornitori ottimali di calcio (latte e latticini), hanno fatto schizzare alle stelle le quotazione del cancro e del suo corteggio. Se fosse un titolo di borsa, verrebbe sospeso per eccesso di aumento. Uno scienziato “vero”, come potrebbe essere un fisico, un astronomo, un naturalista… ma anche, e meglio ancora, l’uomo della strada, si renderebbe conto che questo moderno orientamento è totalmente sbagliato e che bisognerebbe, con urgenza, invertirne il senso di marcia. Ma la “sanità” mondiale non sembra davvero governata da scienziati “veri” e da gente perbene, e seguita a dominare con i suoi dogmi palesemente fallaci e mai contrastati dagli organismi giudiziari. Comunque noi seguiteremo a smantellare, ad uno ad uno, questi dogmi, fino a poter piantare, sui bastioni del cancro, la bandiera della vittoria.

Il cancro e le mummie
A dire il vero, più d’un dogma fallace è stato smascherato, e più di una verità è stata detta, in passato, ma sempre all’insaputa delle autorità sanitarie e dei governi, e sempre diffusi dai grandi mezzi di comunicazione come semplici “curiosità”. Mai un quotidiano ha avuto il coraggio di un titolo in prima pagina, mai un oncologo di chiara fama come Umberto Veronesi si fosse espresso in termini chiari ed univoci, non suscettibili di determinate interpretazioni comprensive del loro contrario. Per cui, volendo indagare sull’entità del cancro in epoche remote, lì per lì dovetti accontentarmi dell’affermazione, largamente riportata su internet che, attualmente, la diffusione del cancro è in aumento in ogni parte del mondo, ma specialmente nei paesi poveri. Ricorrendo al principio d’induzione, basterebbe questa informazione per concludere che in passato la diffusione del cancro era minore, e quasi insistente nei paesi poveri. Ma nella medicina ufficiale il principio d’induzione è completamente ignorato, talché è una pietosa menzogna designarla ancora come una scienza. Comunque, per non so per quale ispirazione, ho trovato la via giusta per sapere tutto sul cancro nell’antichità. È come se, ma così non è, avessi sfogliato un catalogo e, dopo un pò’ mi ricordassi di aver visto la scritta “…mummie”. Tornai indietro, ma quell’articolo era irreperibile. Qualche tempo dopo, ricordando quella sorta d’ispirazione, ricercai esplicitamente “Il cancro e le mummie”, e qui una falla nella diga s’aprì. C’erano numerosi articoli, variamente redatti, aventi in comune un qualche comunicato stampa emesso all’inizio del mese di ottobre del 2010. Non mi diedi pace finché non ho scovato il comunicato originale diffuso direttamente dall’Università di Manchester in data 10 ottobre 2010, che riproduco integralmente, ma prima vi do la traduzione italiana, letterale ma precisa, da me stesso eseguita.

Il tempio della regina Hatshepsut a Deir al-Bahri

Il tempio della regina Hatshepsut a Deir al-Bahri

Gli scienziati suggeriscono che il cancro è un prodotto umano
Il cancro è una moderna malattia d’origine umana causata da fattori ambientali come l’inquinamento e l’alimentazione: una rassegna degli studi condotti dagli scienziati dell’Università di Manchester lo sostiene con forza. Lo studio delle vestigia e della letteratura dell’antico Egitto, dell’antica Grecia e dei periodi anteriori – compiuto a Manchester presso il KNH Centre for Biomedical Egyptology e pubblicato su Nature Reviews Cancer- comprende la prima diagnosi istologica di un tumore in una mummia egiziana. Trovare un solo caso di malattia su centinaia di mummie esaminate, ed una minima percentuale di riferimenti al cancro nelle testimonianze letterarie, dimostra che il cancro era estremamente raro nell’antichità. Il tasso di malattia, in particolare del cancro infantile, è vistosamente cresciuto dall’inizio della Rivoluzione Industriale, comprovando che l’aumento non era dovuto semplicemente alla maggior durata di vita della popolazione. La professoressa Rosalie David, della facoltà di scienze biologiche della Manchester University, ha detto: “Nelle società industrializzate il cancro è secondo, come causa di morte, solo alle malattie cardiovascolari. Ma nell’antichità era estremamente raro. Nell’ambiente naturale non c’è nulla che può provocare il cancro, quindi deve essere un male generato dall’uomo a causa dell’inquinamento e dei cambiamenti avvenuti nell’alimentazione e nello stile di vita”. Ha poi aggiunto: “Nel nostro studio il fattore decisivo è che esso fornisce a questo male una prospettiva storica. Oggi noi possiamo trarre chiare considerazioni sui tassi di mortalità per cancro nelle varie società perché disponiamo di una visione complessiva. Abbiamo analizzato i millenni, non i secoli, e possediamo una montagna di dati”. Tali dati comprendono la diagnosi istologica, mai prima eseguita, di un tumore su una mummia egiziana, ad opera del professor Michael Zimmerman, su invito del KNH Centre ma in forza alla Villanova University (USA). La diagnosi fu quella di un cancro rettale in una mummia senza nome, una persona “qualunque” vissuta nell’oasi Dakhleh nel periodo tolemaico (200-400 d.C.). IL professor Zimmerman ha dichiarato: “In un’antica società priva di interventi chirurgici le tracce del cancro rimanevano intatte, in ogni caso. La virtuale assenza di neoplasie nelle mummie deve essere interpretata come un segno della loro rarità, in quei tempi. Una prova che i fattori causali del cancro sono circoscritti alle società affette da moderna industrializzazione”. Il gruppo ha studiato sia le vestigia mummificate, sia le testimonianze letterarie dell’antico Egitto, ma solo le testimonianze letterarie dell’antica Grecia (mancando, per quel periodo, le vestigia mummificate), nonché gli studi medici effettuati su reperti umani ed animali riferiti a periodi anteriori, risalenti fino all’epoca dei dinosauri. La presenza di cancro nei fossili animali, nei primati non umani e nei primi resti umani è scarsa – poche dozzine di esempi, in maggioranza contestati, di fossili animali, benché sia stato riferito di un cancro metastatico di origine ignota individuato in un Edmontosaurus fossile, mentre un altro studio elenca un numero di possibili neoplasie in altri resti fossili. Vari casi sono stati riportati su primati non umani, che però non includevano la maggior parte dei tipi più comunemente riscontrati negli odierni individui umani adulti. È stato suggerito che la breve durata della vita degli individui nell’antichità avrebbe precluso lo sviluppo del cancro. Anche se questa ipotesi statistica fosse vera, molti individui in Egitto e Grecia vissero abbastanza a lungo da sviluppare malattie come l’arteriosclerosi, il morbo osseo di Paget e l’osteoporosi, ed inoltre, nella moderna popolazione, i tumori ossei affliggono principalmente la gioventù. Un’altra spiegazione dell’assenza di tumori negli antichi reperti è che i tumori potrebbero non essersi ben conservati. Il dottor Zimmerman ha però condotto studi sperimentali che dimostrano che la mummificazione conserva le caratteristiche delle malignità e che i tumori, in pratica, si mantengono meglio dei tessuti normali. Ciononostante, centinaia di mummie da ogni parte del mondo sono state esaminate e sussistono soltanto due pubblicazioni che riferiscono di microscopici indizi di cancro. L’indagine radiologica sulle mummie del museo del Cairo e dei musei di tutta Europa hanno fallito nella ricerca di tracce del cancro. A mano a mano che il gruppo di studio percorreva le ere, fu soltanto nel 17mo secolo che fu rinvenuta la descrizione di operazioni al seno e su altri organi, e nella letteratura scientifica le prime relazioni sui tumori propriamente detti risalgono soltanto agli ultimi due secoli, come la descrizione del cancro scrotale degli spazzacamini nel 1750, del cancro nasale dei fiutatori di tabacco nel 1761 e del morbo di Hodgkin nel 1832. La professoressa David, invitata a presentare i suoi studi allo zar inglese del cancro professor Mike Richard e ad altri oncologi, in occasione della conferenza annuale della UK Association of Cancer Registries e della National Cancer Intelligence Network, ha detto: “Ove sono stati individuati casi di cancro nei reperti dell’antico Egitto, non siamo sicuri di averne individuate le cause. Per riscaldare le case accendevano il focolare che produceva fumo, e nei templi bruciavano incenso, ma in certi casi i malori provocavano un semplice vomito”. Ed ha aggiunto: “I dati relativi agli antichi egizi forniscono testimonianze materiali e letterarie che costituiscono un’occasione unica per analizzare i loro malanni e le cure adottate. Essi furono i padri della farmacologia, ed alcuni loro rimedi risultarono efficaci. Si rivelarono ricchi d’inventiva, ed i loro riti introdotti come magie in realtà costituivano veri e propri trattamenti terapeutici. Ad esempio, per lenire i reumatismi, utilizzavano il sedano che viene tuttora considerato. I loro interventi chirurgici sulle fratture erano eccellenti e dimostrano la loro conoscenza dell’anatomia: in virtù della mummificazione, non c’era alcun tabù avverso alla sperimentazione sui cadaveri. Essi erano estremamente abili, ed avevano una diversa disposizione rispetto ai Greci che, per poter lavorare sui cadaveri, erano obbligati a studiare medicina ad Alessandria”. E, per concludere: “Ancora una volta i numerosi dati forniti dall’antico Egitto, accanto agli altri tramandati attraverso i millenni, costituiscono un chiaro messaggio rivolto alla società moderna: il cancro è opera dell’uomo, e su questo possiamo e dobbiamo concentrarci”.

Le piramidi al tramonto

Le piramidi al tramonto

Ed ecco, riprodotto integralmente, il comunicato stampa emesso dalla Manchester University in data 14 ottobre 2010:

Scientists suggest that cancer is man-made
Cancer is a modern, man-made disease caused by environmental factors such pollution and diet, a study review by University of Manchester scientists has strongly suggested. Their study of remains and literature from ancient Egypt and Greece and earlier periods – carried out at Manchester’s KNH Centre for Biomedical Egyptology and published in Nature Reviews Cancer – includes the first histological diagnosis of cancer in an Egyptian mummy. Finding only one case of the disease in the investigation of hundreds of Egyptian mummies, with few references to cancer in literary evidence, proves that cancer was extremely rare in antiquity. The disease rate has risen massively since the Industrial Revolution, in particular childhood cancer – proving that the rise is not simply due to people living longer. Professor Rosalie David, at the Faculty of Life Sciences, said: “In industrialised societies, cancer is second only to cardiovascular disease as a cause of death. But in ancient times, it was extremely rare. There is nothing in the natural environment that can cause cancer. So it has to be a man-made disease, down to pollution and changes to our diet and lifestyle.” She added: “The important thing about our study is that it gives a historical perspective to this disease. We can make very clear statements on the cancer rates in societies because we have a full overview. We have looked at millennia, not one hundred years, and have masses of data.” The data includes the first ever histological diagnosis of cancer in an Egyptian mummy by Professor Michael Zimmerman, a visiting Professor at the KNH Centre, who is based at the Villanova University in the US. He diagnosed rectal cancer in an unnamed mummy, an ‘ordinary’ person who had lived in the Dakhleh Oasis during the Ptolemaic period (200-400 CE). Professor Zimmerman said: “In an ancient society lacking surgical intervention, evidence of cancer should remain in all cases. The virtual absence of malignancies in mummies must be interpreted as indicating their rarity in antiquity, indicating that cancer causing factors are limited to societies affected by modern industrialization”. The team studied both mummified remains and literary evidence for ancient Egypt but only literary evidence for ancient Greece as there are no remains for this period, as well as medical studies of human and animal remains from earlier periods, going back to the age of the dinosaurs. Evidence of cancer in animal fossils, non-human primates and early humans is scarce – a few dozen, mostly disputed, examples in animal fossils, although a metastatic cancer of unknown primary origin has been reported in an Edmontosaurus fossil while another study lists a number of possible neoplasms in fossil remains. Various malignancies have been reported in non-human primates but do not include many of the cancers most commonly identified in modern adult humans. It has been suggested that the short life span of individuals in antiquity precluded the development of cancer. Although this statistical construct is true, individuals in ancient Egypt and Greece did live long enough to develop such diseases as atherosclerosis, Paget’s disease of bone, and osteoporosis, and, in modern populations, bone tumours primarily affect the young. Another explanation for the lack of tumours in ancient remains is that tumours might not be well preserved. Dr Zimmerman has performed experimental studies indicating that mummification preserves the features of malignancy and that tumours should actually be better preserved than normal tissues. In spite of this finding, hundreds of mummies from all areas of the world have been examined and there are still only two publications showing microscopic confirmation of cancer. Radiological surveys of mummies from the Cairo Museum and museums in Europe have also failed to reveal evidence of cancer. As the team moved through the ages, it was not until the 17th century that they found descriptions of operations for breast and other cancers and the first reports in scientific literature of distinctive tumours have only occurred in the past 200 years, such as scrotal cancer in chimney sweeps in 1775, nasal cancer in snuff users in 1761 and Hodgkin’s disease in 1832. Professor David – who was invited to present her paper to UK Cancer Czar Professor Mike Richards and other oncologists at this year’s UK Association of Cancer Registries and National Cancer Intelligence Network conference – said: “Where there are cases of cancer in ancient Egyptian remains, we are not sure what caused them. They did heat their homes with fires, which gave off smoke, and temples burned incense, but sometimes illnesses are just thrown up.” She added: “The ancient Egyptian data offers both physical and literary evidence, giving a unique opportunity to look at the diseases they had and the treatments they tried. They were the fathers of pharmacology so some treatments did work “They were very inventive and some treatments thought of as magical were genuine therapeutic remedies. For example, celery was used to treat rheumatism back then and is being investigated today. Their surgery and the binding of fractures were excellent because they knew their anatomy: there was no taboo on working with human bodies because of mummification. They were very hands on and it gave them a different mindset to working with bodies than the Greeks, who had to come to Alexandria to study medicine.” She concluded: “Yet again extensive ancient Egyptian data, along with other data from across the millennia, has given modern society a clear message – cancer is man-made and something that we can and should address”.

una veduta della Manchester University

una veduta della Manchester University